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I Diari di Carmen Hernández Barrera

I Diari di Carmen Hernández Barrera: Una riflessione di David Cantagalli

Pochi mesi fa ho avuto occasione di leggere una prima traduzione dei Diari di Carmen Hernández Barrera ancora da affinare, fornita dall’amico don Ezechiele Pasotti, che mi chiedeva se fossi interessato a pubblicare l’opera.

Leggendo le pagine scritte da Carmen portavo nel cuore una strana sensazione. La mia mente non riusciva a decifrare questa impressione che, tuttavia, non era nuova e sconosciuta. Altre volte avevo provato quel sentimento che lasciava spazio poi alla serenità e alla tenerezza. Riflettendo su questa cosa, pensavo costantemente ad una frase ripetuta da Carmen nei suoi Diari: «Gesù mio, ti amo, Ti amo. Vieni, vieni, aiutami», come se qualcuno suggerisse in modo discreto quale fosse la chiave di lettura di quella emozione già provata, conosciuta, ma inafferrabile.

Grazie a quella frase sono venuto poi a capo di questo piccolo dilemma ed ho provato per Carmen, che non ho mai conosciuto ed incontrato, una grande tenerezza ed un grande affetto.

Con quella frase inserita nei propri diari, Carmen Hernández mette in risalto un aspetto prettamente umano proprio della fede e del rapporto dell’uomo con Dio.

La nostalgia della presenza costante di Cristo nella nostra vita, il bisogno di abbracciarlo, di parlare faccia a faccia con lui, di fissare il suo volto, di condividere con lui le nostre gioie e le nostre angosce come si può fare con un babbo o con una mamma, con un amico o con la persona amata. Sì, perché, cari amici, di questo ha bisogno un uomo e una donna nella vita ed è ciò caratterizza la fede cristiana da tutte le altre religioni. Nel Cristianesimo è accaduto un fatto unico, fino alla nascita di Cristo, ritenuto impossibile: Dio si fa uomo, mostra il suo volto, la sua carne agli uomini, interrompendo una tradizione per la quale nessuno poteva vedere o parlare con Dio.

I diari di Carmen Hernandez Barrera

Dio svela il suo volto e così abbraccia l’umanità rendendosi disponibile fisicamente ad essere amato e ad essere compreso.

Recita il poeta Mario Luzi: «Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?». La mancanza consiste nell’umana impossibilità di abbracciare Cristo, di condividere con lui un istante della nostra vita, pur tuttavia misurando la sua presenza ed il suo immenso amore.

Pensate allo struggimento di Carmen e al suo desiderio di abbracciare un padre che la ama e che lei ama sopra ogni cosa, che le parla, che la conforta, che manifesta la sua presenza ma che, tuttavia, non può essere realmente abbracciato e accarezzato. Di che è mancanza questa mancanza, cuore che a un tratto ne sei pieno?

Di che è mancanza questa mancanza che oggi invade il cuore dell’uomo contemporaneo, ove Dio è divenuto una entità astratta, teorica; ove sembra che la sua stessa natura sia dissolta nel vortice dell’effimero, dell’emotività e del nichilismo. Dio nessuno lo conosce e nessuno lo può vedere (cfr. Gv 1,18). Leggete con attenzione le parole che Carmen scrive nei suoi diari e abbandonatevi ad un’esperienza di amore che riempirà il cuore cambiando per sempre la vostra vita.

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